Ogni lavoro storico e interpretazione della guerra condotta dall’Italia fra il 1940 e il 1943, parte dalla granitica certezza che il Paese fosse assolutamente impreparato sotto ogni punto di vista. Tale giudizio sull’impreparazione italiana, assurto a dogma nel dopoguerra, è del tutto falso per quanto riguardava gli strumenti di rilevamento elettrotecnico: i radiotelemetri. Negli anni Trenta questi strumenti erano chiamati in Italia radiolocalizzatori o radiotelemetri, in Gran Bretagna erano chiamati Radiolocators o RDF (Radio Direction Finding), in Germania avevano diversi nomi, ma oggi sono comunemente noti con il nome di Radar (radio detection and ranging), termine che si impose nel secondo dopoguerra. La tecnologia base della radio e dei «radar» risaliva alla fine dell’Ottocento, grazie alle scoperte ed invenzioni dello scienziato di origine serba Nikola Tesla, ma le realizzazioni ufficiali risalivano agli anni Venti e Trenta del Novecento. L’Italia cominciò gli studi ed i lavori con Guglielmo Marconi nei primi anni Trenta, ma le ricerche furono condotte anche da altri ingegneri italiani che diedero all’Italia.
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Monday, September 10, 2018
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